Lettera ad un figlio che diventa fratello

Abbraccio don Sergio - Nuovi OrizzontiEsattamente 27 anni fa, venivo ordinato prete !

In questo momento si rincorrono nella mia memoria tanti ricordi di volti incontrati, di esperienze vissute, di sorrisi ricevuti e dati…di parole ascoltate e dette.

Sono stati belli questi anni, vissuti in full immersion in tanti ambiti della pastorale.

Quasi senza che me ne accorgessi tantissima Grazia è passata nelle mie mani,e attraverso il mio ministero. Quello di cui invece sono pienamente cosciente sono i mie limiti e le mie infedeltà.

Gli anni hanno trasformato il giovane pretino dai capelli sempre arruffati di allora in un maturo “quasi p(r)elato”…ciò che non è cambiato è invece l’entusiasmo e la gioia di essere prete e l’amore per il Signore e per l’umanità.

Egli ha voluto arricchire il mio ministero di tantissimi doni; non ultimo quello di essere stato chiamato al carisma di Nuovi Orizzonti, vivendolo in un ruolo di particolare onore e responsabilità: guidare nel loro cammino formativo i futuri sacerdoti.

Domani presenterò al vescovo per l’Ordinazione don Luca, il mio decimo prete… è il regalo bello della Provvidenza per questo XXVII anniversario !

Con il rischio di annoiare un po’ i miei tre lettori voglio scrivere qui una lettera aperta a questo figlio che tra qualche ora mi sarà fratello nello stesso sacerdozio e nello stesso presbiterio.

 

Mio Carissimo Luca,

come tuo rettore, adempio al mio ultimo dovere verso di te: quello di aprirti la porta che immette nel ministero sacro che ti attende, offrendoti come provvista per il santo viaggio le mie povere raccomandazioni.

Il presbiterato che riceverai non è per te: è per la gente che incontrerai e che ti è creditrice della Parola che il Signore ha posto nella tua bocca (cfr Ger m1,9) e della grazia che scaturisce dai sacramenti che Egli ha posto nelle tue mani. Ti verrà conferita una dignità grandissima ma non dimenticare che sei un vaso di creta che custodisce un tesoro che non ti appartiene ( cfr 2Cor 4,7) e che tu stesso hai bisogno di attingere forza dai sacramenti che amministri e luce dalla Parola che annunci. Il Sacerdozio ti configurerà in maniera tutta particolare a Cristo e ti inserirà nel suo stesso mistero ma non vanificherà la tua umanità.

Ama il tuo sacerdozio, amalo fino in fondo e senza riserve: esso ti è dato perché sei stato amato di un amore di predilezione e scelto liberamente da Colui che un una notte di preghiera “chiamò a se quelli che Egli volle” perché stessero con Lui e per inviarli (cfr Mc 3,13 – 14; ). Non dimenticare mai di “stare con Lui” ! Ti saranno richieste tante fatiche apostoliche, ti saranno affidate persone e responsabilità…ma se dimentichi di stare amorosamente con Lui, perderai la parte migliore (cfr Lc 10,42) e il tuo essere prete perderà man mano di contenuto trasformandosi in mestiere. Non ti accada mai questo, figlio mio: Scegli di vivere prima di tutto “per Cristo” e solo dopo, e per conseguenza, “per l’opera sua” !

Temi il tuo sacerdozio, ricordando che “ a chi fu dato molto sarà richiesto molto di più” (cfr Lc 12,48) e che esso pone una grave ipoteca alla stessa salvezza della tua anima: un prete – ricordalo – si fa santo santificando e non entra da solo nel regno dei Cieli. Anche Gesù entrò in Paradiso portandosi dietro il ladrone penitente che con lui era stato crocefisso.

Custodisci il tuo sacerdozio, preservandolo prudentemente da tutto ciò che possa ferirlo o bloccarne l’efficacia.

Luca - Nuovi OrizzontiSii equilibrato in tutto ciò che farai nel tuo ministero di prete. Non essere superficiale ma neanche formale: sii immagine della misericordia di Dio, ma anche difensore generoso e franco della verità proclamandola senza riserve o interpretazioni di comodo.

Ogni tanto guardati le mani, quelle mani unte col crisma. Sono le mani di un peccatore a cui il Signore concede di consacrare, di benedire e di assolvere. Guardale per vedervi il contrasto tra la tua povertà e la ricchezza che il Signore vi riversa… ma usale! Usale per servire i fratelli, sporcandole con la polvere della strada e ferendole delle spine che avvinghiano nei dirupi le pecore smarrite che dovrai cercare e condurre in salvo. Nessun prete va in paradiso senza i calli apostolici nelle mani.

La gioia deve essere compagna di viaggio del tuo ministero di sacerdote e di “piccolo della gioia” ma ricordati che la gioia non coincide con l’euforia. Essa è un sentimento dolce dell’anima che scaturisce dalla consapevolezza di essere amati e salvati, è il sentimento del pastore che reca all’ovile la pecora smarrita, del mercante che ha trovato il tesoro nascosto nel campo ma anche di chi ha sofferto persecuzione per il nome di Cristo (cfr At 5,41).

Il mondo e il tempo a cui la Chiesa ti invia, non sarà benevolo verso di te. Non avere paura. Mai ! Esso è come il malato che rifiuta l’unica medicina che può salvarlo ritenendola amara e inutile, convinto di guarire con le sole sue forze. Tu, sacerdote, sei un portatore di speranza: somministrala con amorosa pazienza, ricordando che il Signore ci chiederà conto anche dei nostri fratelli Caino.

Vivi con intensità ogni Messa che celebrerai, senza formalismi e senza affettazione, ma renditi conto sempre di quello che compi. Tu farai ogni giorno, memoriale del mistero che salva e renderai efficace all’altare il sacrificio di Cristo: è un atto ineffabile che esige pietas nel senso più vero del termine.

Non dimenticare mai di farti gioiosamente penitente e di accostarti con regolarità al sacramento del perdono. Questo per salvaguardare il tuo essere prete dalla superficialità, dalle illusioni e dalla tiepidezza ma soprattutto per fare esercizio di umiltà. Ricordati che un buon confessore è sempre un accurato penitente.

Sii prete non solo nell’esercizio pratico delle tue funzioni, all’altare e nelle attività pastorali ma in ogni tuo gesto e parola, senza vergognarti per rispetto umano di essere e mostrarti per quello che sei.

Caro Luca, abbiamo percorso insieme, mano nella mano, un tratto di strada importante. Ora ti lascio andare da solo affiancandoti nel percorso non più come in padre ma come un fratello Questo mi riempie di grande gioia e di un pizzico di santo orgoglio.

Sappi che “Casa Emmanuel”, il tuo seminario è sempre la tua casa, e che potrai contare su tutti i tuoi formatori ogni volta che avrai bisogno di sostegno e consiglio.

Buon cammino verso la santità figlio e fratello mio…!