Tonino

…ho iniziato quasi subito a lavorare con Ugo Pagliai e con Paola Gassman. Poi ho sentito nel cuore la chiamata a farmi prete e, nonostante le mie ferite, le mie sofferenze che posso avere anche oggi, il Signore continua a dirmi: Io sono con te, ti do la forza di amare!

Sono don Tonino Catalano, un sacerdote di Nuovi Orizzonti. Sono in comunità da circa 15 anni.

La mia storia è molto semplice, vengo da una famiglia normale, una famiglia cattolica praticante e io da piccolino in qualche modo ho sempre sentito il desiderio di essere vicino al Signore, anche se non avevo capito bene come, quando e perché. Mi ricordo che quando ho fatto la prima Comunione ero talmente felice di avere quell’abitino bianco che mi sembrava di essere vicinissimo a Dio; quando mi facevano le foto nel santuario avevo una gioia particolare, sentivo una presenza fortissima di Dio, però non capivo bene che cosa il Signore volesse da me.

Quindi ho avuto una vita adolescenziale normale, con un percorso semplice; intorno ai 17 anni ho avuto delle difficoltà con il cibo (un po’ di bulimia), forse perché avevo interiorizzato la paura di non essere amabile, di non essere idoneo. Da piccolo infatti avevo avuto delle convulsioni.

Andando però una volta in un santuario a pregare, ho provato una gioia particolare sentendo una presenza fortissima del Signore che mi dava una grande pace e gioia. Sentivo Gesù che mi amava, sentivo l’amore di Gesù che veniva nel mio cuore e soprattutto mi diceva: ‘Tu sei amabile! Tu sei idoneo!’, tant’è vero che da quel giorno non ho più avuto problemi di bulimia.

Don Tonino - Nuovi Orizzonti

Quindi ho finito le scuole superiori, ho lavorato per un poco come geometra, ho frequentato per due anni Architettura, poi mi sono iscritto all’accademia, la scuola di teatro, il Teatro Calabria e sono partito per Roma perché volevo fare l’attore.

Quando sono arrivato a Roma, ho incominciato a fare anche lavoretti semplici per mantenermi; ma fortunatamente ho iniziato quasi subito a lavorare con Ugo Pagliai e con Paola Gassman.

Però non ero felice: c’era sempre nel mio cuore un’inquietudine, un non senso; cercavo la felicità in tanti modi e soprattutto c’erano delle ferite molto forti che mi condizionavano e una profonda paura del rifiuto, per cui a volte mi rinchiudevo in me stesso, non riuscivo ad essere un dono concreto verso gli altri.

Poi ho incontrato Chiara, la Fondatrice, tramite un mio amico che fa l’attore che mi disse: “Guarda, Chiara deve fare un musical, Stazione Termini, di sensibilizzazione, di prevenzione sulle droghe, di evangelizzazione. Perché non le dai una mano?”. Quindi comincio prima ad andare alla stazione con lei e poi a preparare questo musical.

La cosa grande è stata che subito io, andando alla Stazione Termini a parlare con questi ragazzi, ad ascoltarli semplicemente, sentivo una presenza del Signore così forte che non avevo mai sperimentato, soprattutto una gioia, una pienezza, un fuoco – questo è il termine giusto – un fuoco così intenso e una parola precisa: “Vieni e seguimi! Vieni! Porta il mio Amore a questi fratelli, a queste sorelle, e fa’ sentire loro che Io ci sono!”.

Ho iniziato così il percorso comunitario: siamo andati – mi ricordo la prima casa – a Trigoria, a vivere tutti insieme: abbiamo messo in comune gli stipendi, affittato questa villa e abbiamo creato il focolare domestico. Sentivo fortissima la comunione con le persone con cui abbiamo iniziato, con Loredana, con Chiara e con altri, sentivo una pace particolare. Quindi la comunità mi faceva sentire quella pienezza di vita di pace, di unità che tanto cercavo: c’era qualcuno che era pronto a dare la propria vita per me, per cui sentivo che il Signore mi stava chiamando lì, sia per guarire, sia per essere io stesso un dono verso gli altri.

Da quel momento, inizio la mia avventura in quella casa.

E man mano che vado avanti ho anche le mie storie affettive, mi fidanzo con delle ragazze fino al punto di decidere con alcune di esse di sposarmi.

Ma poi che cosa succede?

Con tutte le aperture delle comunità che fiorivano e fioriscono anche adesso come dei semi che nascono ogni volta, non per merito nostro ma per merito di Gesù, apriamo una casa a Medjugorje e lì io comincio a pregare in maniera più intensa, le adorazioni della sera, le accoglienze dei pellegrini, dei ragazzi.

Per me oggi Nuovi Orizzonti è una palestra per imparare ad amare, il che non è facile, è l’incontro-scontro ogni giorno con la Parola di Dio, che comunque ti lavora dentro. Io mi rendo conto che una cosa del genere, il tentare di vivere concretamente il Vangelo, in un mondo del tutto proiettato verso il consumismo e l’edonismo, può sembrare una cosa da extraterrestri. Invece il Signore ci dice: “Io vado e ti preparo un posto”. Il Signore va e prepara un posto per te, proprio per te, per me Paolo e, come per me, per tutti gli altri. Io sono stato chiamato a fare questo, ad entrare dentro l’amore di Dio e della Madonna, mentre c’è magari chi deve aspettare, o sarà chiamato in un altro modo. Ognuno è diverso e il Signore sa come aiutarlo. L’amore di Dio in qualche modo arriva e non fa distinzioni, il suo Amore non guarda da dove arrivi.

Un bel giorno, aprendo la Bibbia, trovo il passo della chiamata di Samuele: “Samuele! Samuele!”, chiama Dio. E lui risponde: “Eccomi, Signore!”. Appena sento questa frase risuonare nel mio cuore, ho la sensazione che il Signore mi stesse dicendo proprio a me: ‘Vieni e seguimi! Ti voglio sacerdote per sempre! Non aver paura!’. E pensate un po’: io ero fidanzato, dovevo sposarmi, avevo in mente di avere una famiglia, dei figli, magari all’interno della comunità…

Nel cuore mi prende questo dubbio mortale: mi sposo o mi faccio prete? Non sapevo più che fare, non sapevo più dove sbattere la testa. E allora ho parlato di quanto stava nel mio cuore con la fondatrice, con Chiara, poi con il Vescovo, Monsignor Boccaccio. Il vescovo che ha seguito fin dall’inizio quest’Opera, ha messo su di essa il primo sigillo della Chiesa e cioè che tutto quello che stavamo facendo veniva da Dio. Anche lui mi ha detto: ‘Per il momento, lascia questa ragazza, poi vediamo cosa succede: se sono rose fioriranno!’. Dopo alcuni giorni , andando a ricevere Gesù eucarestia, ho sentito una pace incredibile, ho sentito Gesù che mi diceva: “Io ti costituisco, ti do la forza di essere sacerdote, non aver paura!”, perché la mia paura era: ‘Adesso mi prendo una cotta, chissà che mi succederà, poi non sarò in grado di fare il sacerdote’ e invece in quel momento ho sentito proprio questa presenza di Dio che mi diceva: “Non aver paura: io ti do la forza di fare il sacerdote! Io sono con te, ti accompagno!”. E inoltre sentivo forte la benedizione di Maria. Piano piano mi stavo aprendo anche alla preghiera mariana in maniera più intensa, più profonda, proprio lì in quel luogo bellissimo di Medjugorje e da lì ho capito che il Signore mi stava chiamando al sacerdozio.

Quindi dopo un po’ ho cominciato il percorso in seminario e adesso sono uno dei sacerdoti della Comunità e ne sono felicissimo.

Nuovi Orizzonti per me è stato, quindi, innanzitutto riscoprire me stesso e scoprire un Dio che è venuto nella mia vita e mi ha salvato dalle mie ferite, dalle mie paure, dalle mie insoddisfazioni; perché io facevo tante cose ma non ero felice, cercavo la felicità in tanti modi ma non riuscivo mai ad essere nella pienezza della gioia. E poi Nuovi Orizzonti per me è stato concretamente scoprire la mia vocazione, capire che Dio mi voleva sacerdote e sacerdote in questo carisma particolare: annunciare, cioè, la Resurrezione, con una particolare attenzione al mistero della discesa agli inferi di Gesù. Quindi ho sentito una chiamata fortissima di Dio a fare nostro il grido di dolore di tanti piccoli che sono nella morte e hanno bisogno del nostro amore.

Adesso non è che tutti devono diventare sacerdoti -parliamoci chiaro-, però tutti quanti siamo chiamati ad essere dono di amore, a diventare santi, e ad essere luce per tante persone che sono nella morte. E soprattutto siamo chiamati a confidare in Lui, a credere nella sua misericordia, al fatto che Lui viene per salvarci, per ridonarci una vita nuova, sana, piena. Io ora mi sento realizzato proprio come persona; sono contento, proprio felice, nella pienezza.

A Nuovi Orizzonti si propone un percorso di vita all’interno della Comunità: ci sono delle persone che vengono qui per verificare la propria vocazione, ma soprattutto per fare un cammino di guarigione del cuore, scendendo, con Gesù, negli inferi della propria anima. Il carisma della discesa agli inferi è particolare, è particolarissimo, perché il Signore ci ha detto (Gv 15,9-13): “Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi: rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore. Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato. Non c’è amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici”.

Quindi Gesù è sceso nei nostri inferi, soprattutto morendo in croce, prendendo su di sé il nostro grido, il nostro dolore, la nostra morte, la nostra inquietudine. E ci chiama a fare altrettanto, a fare nostro il grido di dolore di tanti fratellini che sono negli inferi. Ora, gli inferi è uno stato di morte dell’anima, che corrisponde a tutte le volte che diciamo di no all’ amore di Dio per noi.

La mia ‘morte’ sicuramente era legata, come dicevo prima, a questa ferita: ‘non sono amabile, non sono idoneo, non sono all’altezza’ e c’era un ripiegamento su me stesso, legato a questa ferita, per cui io in certi momenti non volevo vedere le persone, né tanto meno amarle, quindi una sorta di depressione, se vogliamo intenderla così. E devo dire che il percorso in comunità mi ha permesso, amando il fratello, di guarire da questa tendenza non sana e poi di diventare un dono per gli altri. Nonostante le mie ferite, le mie sofferenze che posso avere anche oggi, il Signore mi dice:Non aver paura: Io sono con te, ti do la forza di amare! Abbandonati a me, porta il mio amore! Fidati, fidati di me perché Io sono il Dio della resurrezione della vita, faccio nuove tutte le cose”.