La speranza non muore. Contro disumanità e omertà

speranza-pianta-terraTecchiena di Alatri dista circa 10 chilometri dalla Cittadella Cielo di Frosinone.

All’interno dei nostri corridoi, nel silenzio della nostra Cappella, ai tavoli del nostro Refettorio continuiamo a sognare un mondo migliore. Ci impegniamo personalmente in un percorso di guarigione del cuore, consci che solo persone rinnovate possono portare novità e rivoluzioni d’amore nel mondo.

Incontriamo diversi ostacoli nell’adempimento della nostra missione, ma quel che Dio vuole sappiamo che sempre si realizza.

Molte sere ci addormentiamo carichi della stanchezza di chi ha dato le proprie energie nel contribuire alla costruzione di strade di speranza, vita e gioia, in modo speciale per chi tutto ciò l’ha perso magari da anni.

Sudiamo, lavoriamo, coinvolgiamo uomini, donne, istituzioni e, pur nella fatica, è bello contemplare l’iniezione di positività che comincia a scorrere nel territorio e che, a partire da esso, spesso viene diramata in tutta Italia.

Poi, un venerdì sera d’inizio primavera, assaporando la sorpresa dei primi fiori sugli alberi da frutto, contemplando il miracolo della vita che si rinnova, ti raggiunge lo schiaffo sordo e secco di notizie atroci.

Ad appena dieci chilometri di distanza dal sogno di Cittadella Cielo che diventa realtà, altri sogni, quelli di un giovane poco più che ventenne, s’infrangono per sempre nell’arretratezza culturale, morale, psicologica e spirituale di giovani e adulti regrediti allo stadio primordiale, quello precedente al mondo animale.

Due giovani, vittime delle opere di satana, diventano carnefici, diffondendo disperazione, cattiveria, odio, brutalità, annichilimento di ogni barlume di compassione. Due giovani, punte di diamante di uno schifo sociale sostenuto e custodito da omertà, connivenza, collusione.

Verrebbe da mollare tutto, da serrare i chiavistelli dei cancelli, da oscurare i vetri alle finestre e gridare: “Non vale la pena sudare per voi. Se volete vivere la Legge della Giungla, fate pure. Lontano da qui!”.

C’è la tentazione di vedere inutile tanto sudore versato, utile forse per costruire un’oasi di pace ad intra, ma senza alcuna speranza di vedere sorgere qualcosa di buono ad extra.

Emanuele non c’è più qui, è tra le braccia di un Dio che al massimo grado ha vissuto la stessa cieca barbarie di uomini accecati dalla paura di divenire a loro volta misericordiosi. “Non sia mai che perdiamo il potere, il controllo, la possibilità di ammazzare e di sopravvivere. Spade che si mutano in falci? No! Mai… significherebbe vivere da perdenti!!”

Peccato che, così, perdiamo tutti. Se non la vita, sicuramente la dignità.

Non è certo l’isolamento a donarci felicità, perché rinchiuderci nelle torri d’avorio non declina efficacemente il verbo “amare”, essendo espressione di puro ripiegamento su di sé.

Ecco dunque la prospettiva su cui muoversi: cosa farebbe Gesù? Cosa è richiesto alla Chiesa di oggi, così capillarmente presente come nessun’altra istituzione nel territorio italiano?

Credo si debba giungere a due consapevolezze:

  • l’essere umano è buono per natura. Col tempo, se non migliora, peggiora. E se peggiora, è a causa delle condizioni territoriali, sociali, familiari, psicologiche e spirituali in cui è immerso. Con un detto popolare molto efficace si dice che “nessuno nasce imparato”. È così: nessuno nasce assassino o strutturalmente cattivo.
  • Fin che lasciamo spazio al buio che da sempre è presente nel mondo, ci convinceremo che esso sia più potente della luce. Caino è sempre esistito nel mondo, e Abele è sempre morto ammazzato. Ma non per questo la parola “fine” ha trionfato. Adamo ha dato nuova vita alla Terra.

Vorrei riprendere le parole di un Santo vicino a molti di voi che state leggendo, un Santo che è stato scelto per traghettare la Chiesa a cavallo dei due millenni. Le pronunciò sulla spianata di Tor Vergata, durante la GMG del 2000, all’interno del Grande Giubileo:

 

“Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.

Cari giovani del secolo che inizia, dicendo «sì» a Cristo, voi dite «sì» ad ogni vostro più nobile ideale. Io prego perché Egli regni nei vostri cuori e nell’umanità del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione.”

 

I ventenni di allora sono cresciuti.

Parlava al futuro San Giovanni Paolo II!

Che questo futuro sia diventato oggi il nostro presente!?