Chiara: Qual è il senso della penitenza e dei fioretti?

Il senso credo che ce lo dica Gesù stesso nel Vangelo di Matteo al capitolo 12, 7: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Quindi il senso è l’amore.

Si cercano varie forme di sacrificio e di penitenza ma per crescere sempre nell’amore. Tutti noi, volenti o nolenti, abbiamo le passioni che tendono un po’ a prendere le redini del timone della nostra vita e spesso ci rendono non del tutto capaci di quell’Amore che Gesù ci ha insegnato.

La mortificazione quindi ci fa crescere nel dominio di sé.

C’è un passo molto bello nella Scrittura che ci fa comprendere anche quali sono le caratteristiche del digiuno, ovvero come dobbiamo fare penitenza e sacrifici. È Isaia 58 e mi è rimasto sempre molto impresso perché dice:

“Voi digiunate fra litigi e alterchi, colpendo con pugni iniqui e pensate che sia questo il digiuno gradito al Signore. Non è questo il digiuno gradito al Signore. È piuttosto spezzare le catene del giogo, mandare in libertà gli oppressi, accogliere il misero nella propria casa, vestire chi è nudo senza mai distogliere gli occhi dalla propria gente”.

Credo che sia proprio questo: crescere nell’attenzione a chi è in difficoltà, non accontentandoci di un sacrificio che sia: “Ok, oggi risparmio quattro euro e li do al povero e mi sono lavato la coscienza!”, ma sempre puntando a quell’amore di misericordia che è patire con il povero, che è quell’amore che Gesù ci ha insegnato, di cui si è fatto carico.

Penso sia importante non accontentarsi di quel digiuno dell’elemosina per lavarsi un po’ la coscienza, ma essere immersi in quell’amore che ci ha insegnato Gesù.

Ed è il sacrificio più difficile perché devi mortificare una parte dell’ego, dell’io che ha le sue pretese, per essere attento al bisogno del fratello. Il fratello che è nella sofferenza, nella disperazione, che grida spesso ci scomoda.

Credo che la vera penitenza sia proprio saper rinunciare a qualcosa di noi per essere dono come Gesù ci ha insegnato per chi ci è accanto, ricordandoci che qualunque cosa abbiamo fatto al più piccolo, l’abbiamo fatta a Gesù.