L’Amoris laetitia di Papa Francesco. In cammino dietro a Gesù…

Amori Laetitia Papa Francesco

 

“Il Papa non chiede di assecondare richieste a buon mercato”.

Così il titolo dell’articolo intervista a don Davide Banzato, a cura di Francesco Antonio Grana pubblicata su Madre nel mese di febbraio 2017 e sul “Il Faro di Roma“.

 

 


L’Amoris laetitia di Papa Francesco è un documento rivoluzionario?

Personalmente ritengo rivoluzionario ogni papato da Giovanni XXIII in poi. Una speciale menzione merita Paolo VI che pochi conoscono nel profondo e che per primo scrisse l’unica enciclica dedicata alla “gioia”.

Forse la percezione è diversa per un motivo ben preciso. Paolo VI e Giovanni Paolo II sono padri del Concilio, Benedetto XVI è teologo del Concilio. Francesco è “figlio” del Concilio. Ma è impropria la divisione tra “progressisti” e “conservatori”. Ci svia dal vedere invece il diverso modo “missionario” di ciascun Papa che – sotto la guida dello Spirito Santo – dà sempre un contributo per l’oggi della Chiesa con tratti sia in continuità sia in discontinuità col passato perché è il Vangelo ad essere rivoluzionario e se lo si vuole vivere oggi in modo autentico non potrebbe essere diversamente.

Il matrimonio è passato di moda?

Il matrimonio non può passare di moda perché è un “patto delle origini” impresso in quel essere a immagine e somiglianza di Dio in un amore fecondo, reciproco e complementare che in realtà tutti desiderano nel profondo.

Anche i ragazzi sui murales scrivono “forever”. Perché è un desiderio inscritto nel cuore di ciascuno: quell’eternità e quell’Amore vero che ci realizza in pienezza. Poi magari non ci si crediamo più, lo fuggiamo di relativismo esistenziale e di un profondo narcisismo. Ma sotto la cenere il desiderio resta. Basta saper scavare nel cuore delle persone e aiutarle a riappropriarsi dei propri sogni.

Non nego una crisi generale. Ma non è il matrimonio in sé, piuttosto ogni scelta definitiva è temuta per l’illusione che si possa essere felici tenendo tutte le porte aperte. Ma ogni vocazione è un decidere e un recidere. Amoris laetita ben affronta tutti questi temi in profondità e per uno sguardo completo suggerisco di unire le letture di Evangelii Gaudium e di Benedetto XVI in Deus Caritas est.

Convivenza, unioni di fatto, omosessualità: la Chiesa come risponde alle domande dei suoi fedeli?

Amoris Laetitia è una risposta importante frutto di un lungo cammino della Chiesa con un Sinodo in due tempi e un coinvolgimento anche delle Conferenze Episcopali. Ci vuole del tempo per la riflessione, comprensione, ricezione e applicazione, senza minimalizzazioni, abusi, polemiche o fai da te approssimativi. A volte mi sembra ci sia tanta frenesia e poco ascolto sincero. Più ideologia che vera ricerca.

Tornando alla domanda penso che la Chiesa già risponda da tempo a questi temi con tanti sacerdoti, laici, famiglie, consacrati, parrocchie, comunità e associazioni in prima linea che col semplice buon senso hanno saputo accogliere, ascoltare, accompagnare senza bisogno di un documento risolutivo.

Dinnanzi a chi ha bisogno non penso si possa attendere un documento e questa situazione di precarietà fa parte dell’esistenza. Non esiste un manuale su tutti i casi concreti della vita né mai potrà esserci. E’ la sottile differenza tra intendere in modo scorretto il termine “imitazione” perdendo il senso di “sequela” che chiama a sapersi prendere la responsabilità dell’attimo presente. Per cui non è detto che la risposta giusta sia assecondare, di sicuro è sempre sbagliato rifiutare. Il cristiano innanzitutto deve essere ed esserci. Poi si costruisce un cammino insieme “per attrazione” come il Papa ha chiesto in Evangelii Gaudium.

Su alcuni temi specifici Amoris Laetita formalizza e abilita criteri chiave fondamentali che mancavano per rispondere alle sfide e ai segni dei tempi in un cambiamento globale che viviamo. Ricordiamoci poi che la Chiesa non risponde alle esigenze “italiane” o “europee” ma di ogni uomo e donna di ogni Paese del mondo che voglia vivere questo cammino. Saranno poi le Conferenze Episcopali a declinare per ogni Stato una risposta più puntuale ed inculturata.

Il Papa ha aperto la porta, seppure caso per caso, ai sacramenti per i divorziati risposati. Giusto o sbagliato?

È sia giusto sia sbagliato. Innanzitutto deve avvenire una ricezione del documento dalle Conferenze Episcopali e inoltre serve una lettura attenta e completa di Amoris Laetita senza estrapolare singoli frasi dal contesto e dalla totalità della riflessione del Papa.

Provo sinteticamente ad essere più preciso: mi riferisco ai paragrafi 296-312 dell’ottavo capitolo che hanno come parole chiave «accompagnare», «discernere» e «integrare». Non si trova esplicitamente l’ammissione all’eucaristia nel testo. Solo in una nota si fa riferimento ai «sacramenti». Il Papa scrive che per alcune situazioni non sono possibili regole canoniche valide per tutti e che serve un discernimento caso per caso pur non dovendo scadere nella casuistica. È la difficoltà di sempre dell’applicazione della legge della gradualità o della gerarchia esistente tra diversi valori in conflitto. In una parola della difficile arte del “discernimento”.

Il discernimento deve fare sintesi di tutte queste istanze. «Nessuno può essere condannato per sempre perché questa non è la logica del Vangelo!». «Ovviamente – aggiunge Francesco – se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell’ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, non può pretendere di fare catechesi o di predicare, e in questo senso c’è qualcosa che lo separa dalla comunità».

Però i divorziati in seconda unione, «possono trovarsi in situazioni molto diverse», non catalogabili in «affermazioni troppo rigide». E spiega casi molto diversi e distanti tra loro per i quali l’applicazione sic et simpliciter di una norma sarebbe evidentemente un’ingiustizia e antievangelico.

Sulle situazioni irregolari «deve essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone». Ma va fatto un discernimento sempre «distinguendo adeguatamente» le situazioni, dato che non esistono «semplici ricette». I divorziati risposati non sono scomunicati eppure vivono «forme di esclusione» da superare.

Non c’è nel documento «una nuova normativa generale di tipo canonico applicabile a tutti i casi». Il Papa non chiede di assecondare richieste a buon mercato. Suggerisce un esame di coscienza attraverso momenti «di riflessione e di pentimento» e indica precise domande. Un «discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità» del Vangelo. Vanno evitati tutti i «fondamentali» sia nel concedere rapidamente “eccezioni” sia in altri estremismi.

Non esiste una «una doppia morale». E’ possibile un «discernimento speciale» senza mai «ridurre le esigenze del Vangelo» valutando ciò che è già patrimonio della teologia morale, ovvero «condizionamenti» e «circostanze attenuanti». «Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale». Anche il Diritto Canonico stabilisce dei criteri attenuanti. Ci possono essere «fattori che limitano la capacità di decisione». Il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 1735) ne parla in modo ampio.

Centrale mi sembra l’affermazione sulla coscienza delle persone che «deve essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa». Non dobbiamo sostituirci ad essa, ma formarla e «incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata».

Non si deve scadere in «una casuistica insopportabile» mettendo a rischio «i valori che si devono custodire». Ma un pastore «non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone».

«A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti – scrive il Papa – è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa». Nella famosa nota numero 351 scrive che «in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti».

«In nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio». Qualsiasi «forma di relativismo» al riguardo sarebbe una «mancanza di fedeltà al Vangelo». La Chiesa deve «comprendere, perdonare, accompagnare, integrare».

La Chiesa è spaccata in due?

Non voglio sviolinare i numeri della crisi di rifiuto dopo il Concilio Vaticano II. Ma nella Chiesa sempre ci sono state le critiche al Papato e una fatica nella ricezione delle novità. Sicuramente oggi sono pubbliche perché siamo in un’epoca diversa di comunicazione. Ma anche perché Papa Francesco è così fortemente evangelico che ancor di più si avverte la crisi e in molti forse semplicemente non si vuole cambiare perché costa fatica.

Il cristianesimo è così. È eccessivo. Chiede sempre senza misura. Non ci sono mai sconti. Il Vangelo chiede nella sequela novità e totalità sempre. Bisogna uscire dalle nostre misure e dai nostri schemi. Le Sue Vie non sono le nostre Vie.

Siamo un popolo in cammino alla sequela di un unico Signore e Maestro: Gesù Cristo. Forse dobbiamo umilmente ricordarcelo e “tornare” a camminare dietro a Lui anziché volerLo condurre dove vorremo noi.