Nicola: la tossicodipendenza era solamente la punta dell’iceberg…

la tossicodipendenza era solamente la punta dell'iceberg e sotto c'era tanto altro…

Mi chiamo Nicola, sono uno di quei tanti ragazzi che in questi decenni è entrato a Nuovi Orizzonti grazie al sì incondizionato di Chiara. Sono entrato in comunità e pensavo che il mio problema principale fosse la mia tossicodipendenza, ma lì mi sono reso conto che la tossicodipendenza era solamente la punta dell’iceberg e sotto c’era tanto altro.

Sono nato e cresciuto in una famiglia dove non si respirava proprio l’amore, c’erano piuttosto sempre litigi e violenza. Fin da piccolo, mia madre tradiva mio padre e già a 3-4 anni ero  sempre in mezzo a questi litigi, anche se papà era una persona molto tranquilla che spesso e volentieri si defilava dalle discussioni. Mia mamma, invece, era una persona  molto più aggressiva. Io piangevo e rimanevo attaccato quella sottana, ma ripetutamente prendevo sempre botte perché ero la sua valvola di sfogo. Nei primi 6 anni in cui mia madre era nella mia vita, ho ricevuto anche diversi abusi sessuali e violenze tanto che, l’ultimo anno prima che mamma andasse via di casa, vengo ricoverato all’ospedale più di 10 volte; i miei genitori vengono denunciati perché all’asilo riscontravano ematomi e lividi sulla mia pelle. Non volevo mai lasciare l’asilo perché lì mi sentivo protetto. Vengo, quindi, allevato da mia nonna che avrà la funzione di farmi  sia da mamma che da papà, anche perché mio padre aveva appena fallito in una ditta e si era allontanato da casa.

Così, a 12 anni, sulla piazzetta del paese,  inizio ad andare in discoteca con mio fratello più grande e ad avere i primi contatti con l’alcol, le canne e le prime pasticche tanto che mi ritrovo, neanche a 14 anni, a comprare una siringa per farmi il mio primo buco di eroina.

Da lì in poi iniziano il mio inferno e la mia schiavitù.

Ero una persona libera e schiava allo stesso tempo, perché non potevo fare niente se la mattina non mi facevo, non riuscivo proprio a mettermi in moto. Da quando ho iniziato “a farmi” comincia un’altra fase: divento un punkabbestia, cioè  uno di quei ragazzi che si vede per strada con la cresta e pieno di piercing a cercare di elemosinare l’amore, perché poi in fondo solo quello cercavo!

Per vie traverse  conosco Nuovi Orizzonti e arrivo a Montevarchi dove incontro la responsabile che è  una ragazzina piccola e incinta che partorirà il giorno dopo. Lei mi dà un abbraccio e lì ho il primo contatto con l’amore perché sentivo di ricevere quell’ abbraccio gratis.

Da lì in poi inizia la mia avventura a Nuovi Orizzonti e mi ritrovo in mezzo a decine di ragazzi che come me affrontavano lo stesso problema ma lo facevano con la gioia nel cuore. Questa cosa mi stordiva perché li vedevo gioiosi mentre io non riuscivo ad essere felice.

Nicola Montevarchi - Nuovi Orizzonti

Sento nel cuore di dover andare a Medjugorie, dove si stava aprendo una comunità e decido di partire per dare un aiuto a costruirla. Medjugorie per me è stato un po’ un percorso terapeutico con Maria dove ho recuperato il contatto con la mia parte femminile, perché le donne le usavo solo per fare loro del male.

Dopo qualche anno, ritornato in Italia nel giorno del mio compleanno, ho espresso a Dio un desiderio forse con strafottenza:

se è vero che ci sei, io ti chiedo una famiglia dove si possa respirare il calore dell’amore!

E proprio in quel giorno arriva mia moglie – non sapevo che sarebbe diventata mia moglie – che mi prepara una torta. Dopo 3 anni ci siamo sposati!

Sono quasi 14 anni che sono a Nuovi Orizzonti e quel sogno che ancora porto nel cuore, Dio lo ha realizzato: sono diventato padre e marito, ho 2 figli e una cooperativa dove sto con tanti ragazzi che come me hanno affrontato il problema della tossicodipendenza e riescono, attraverso di essa, a rimanere in contatto con la comunità. In questo modo riusciamo a costruire la cittadella cielo nel mondo.

Sicuramente non mi sarei mai aspettato di arrivare fin qui oggi, anche perché a 20 anni la mia vita era finita, non vedevo prospettiva, non vedevo più niente! Ma l’amore di Dio ha consumato il mio cuore di ghiaccio e l’ha sciolto con tanta tranquillità, piano piano, aspettando i miei tempi che sono stati abbastanza lunghi perché era un continuo prendermela con Dio. Con le persone che ci vogliono bene ce la prendiamo sempre!

Oggi devo dire grazie a Dio che sono qui e grazie perché, se oggi la mia vita ha un senso, quel senso è l’amore donato a tutte quelle persone che come me oggi arrivano in comunità e hanno bisogno di quell’abbraccio e di quell’amore vero che non ha nessun tornaconto.

Auguro ad ognuno di voi di vivere la vostra vita in questo senso: nell’amore!