Ho visto il deserto fiorire

Mi ritrovo dall’altra parte dell’oceano, nella realtà di Nuovi Orizzonti a Cittadella Cielo, che ha dato vita e speranza ad una terra, il Brasile, e in specifico Quixadà, una delle città più desertiche del territorio.

Qui a Cittadella Cielo trovo la sorgente che ha portato, su invito del Vescovo, nei primi anni del duemila, diversi giovani che erano passati dalla morte dell’anima alla vita vera, ad iniziare una nuova missione per ridare vita a quanti manifestavano sete di amore.

È dal lontano 2003 che anch’io mi sono lasciata coinvolgere da questa audacia che aveva un unico obiettivo: far rifiorire un deserto, quello di Quixadà.

Mi sono chiesta spesse volte: ma come far fiorire un deserto?

Qual è il deserto a cui voglio dedicare tempo ed energia?

Ho visto il deserto fiorire - Nuovi Orizzonti

In questa zona del Brasile ci sono tante povertà: povertà materiale, spirituale, educativa, culturale… ma l’intuizione di Chiara e poi di coloro che come me hanno voluto seguire lo stesso ideale è che il deserto più grande, l’aridità dell’uomo contemporaneo è la mancanza di amore.

L’unica risposta che potevamo dare è stata quella di un amore incondizionato. L’unico linguaggio che parlavamo era quello dell’amore gratuito, sia tra di noi che con i bambini che accoglievamo.

Oggi il semplice rivedere delle foto in un incontro con altri giovani italiani mi fa vedere con altri occhi, pieni di gratitudine, quello che negli anni Dio con noi e noi con Dio siamo riusciti a realizzare.

L’amore non ha confini.

Mi emoziona molto ricordare ogni tappa vissuta in questi 14 anni, ma il ricordo più caro e indelebile che custodisco nel cuore riguarda proprio i primi tempi di questa avventura in Brasile, quando, con i primi missionari italiani, vivevamo tutti nella stessa casa, senza alcuna familiarità con la lingua, né gli italiani con il portoghese, né noi con l’italiano.

Subito si sono visti i frutti: all’epoca i bimbi trascorrevano solo la giornata con noi, poi li riportavamo in città. Spesso, pur sapendo che il diurno era operativo dal lunedì al venerdì, questi piccoli arrivavano anche durante il fine settimana, a piedi, (la nostra Cittadella è lontana 14km dalla città) ed era evidente che ad attrarli non era solo il piatto di riso che offrivamo loro.

Oggi l’ accoglienza è sicuramente molto più strutturata, con due Centri per Minori Residenziali e ben organizzati, un’ equipe multi-professionale che garantisce la qualità dell’assistenza sotto tutti gli aspetti e collaborazioni importanti con la rete socio-assistenziale del Municipio di Quixadà.
Le sfide adesso sono altre: non più la lingua, ma l’ offerta di servizi che, pur nell’ottica delle leggi in materia di accoglienza di minori, rispettino e rispecchino i valori e principi che sono la struttura portante di quest’Opera. Ci si adegua alle normative, ma la bussola rimane quello stesso amore incondizionato delle origini.

Uno degli aspetti su cui si lavora molto durante l’accoglienza è quello di aiutarli a credere che hanno un valore immenso, un grande potenziale, le capacità e le risorse per emanciparsi rispetto all’ idea condizionante che si portano nel cuore di bambini abbandonati, abusati o bambini di strada. Uno degli impegni di noi adulti è proprio quello di aiutarli a concepire nuovi sogni per se stessi e crederci, perché hanno davvero la possibilità di costruire una storia diversa per se stessi.

Quando, con molta prudenza e incertezza, mi permettono di entrare nel loro dolore e io vedo una luce nuova nel loro sguardo, rispetto al momento dell’accoglienza… quando vedo un loro sorriso nonostante la sofferenza… quando li vedo giocare, studiare, crescere … non solo mi motivano, ma percepisco quanto anche loro siano per me strumento di crescita e di speranza nel futuro.

Loro non hanno il desiderio di cose materiali, benché siano sempre molto curiosi e felici di ricevere doni. Questi piccoli desiderano una famiglia che li ami come loro desiderano essere amati. È il desiderio più grande di ciascuno di loro.

Ed ora ritorno alla domanda che mi sono posta all’inizio di questa avventura: come far fiorire un deserto?

E la risposta per me è stata questa: il deserto del cuore di tanti bambini feriti da adulti senza nessuna pietà., rifiorisce solo amandoli lì dove nessuno vuole andare, ovvero nelle ferite più terribili di abuso, violenza, ricatto, devianza, accettando solo per amore che ogni dolore possa esprimersi anche con rabbia, pianto, senza timore di giudizio o di esclusione.

Solo amando ho visto cuori sciogliersi, vite rassegnate che iniziano a sognare, ho contemplato visi defraudati ammirare forse per la prima volta orizzonti nuovi e un futuro diverso da quello che un deserto abbandonato a se stesso non ti offre se non come miraggio. L’amore vero è estremamente concreto!

di Lidiana Maria Calixto Da Silva
responsabile in Brasile delle case Agape per bambini di strada